Valdo Spini ricevuto dal Presidente Monti
Venerdì 5 dicembre il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti ha ricevuto a Palazzo Chigi Valdo Spini nella sua qualità di Presidente dell’Associazione delle istituzioni culturali italiane (AICI) e del Coordinamento delle Riviste Italiane di cultura (CRIC). Al termine Spini ha dichiarato: “ho illustrato al Presidente Monti, che ringrazio per il suo interessamento, la situazione diventata insostenibile per gli enti e le istituzioni e riviste culturali. In proposito ho chiesto di dare programmazione e organicità ai fondi pubblici, di eliminare veri e propri disincentivi fiscali che pesano sulle attività culturali e viceversa di introdurre incentivi al finanziamento privato”.
“Non c’è stato bisogno – aggiunge Spini – di spiegare a un uomo come Mario Monti il legame che esiste, particolarmente in Italia, tra economia e cultura. Piuttosto ho formulato l’auspicio che la fase finale di questo governo sia caratterizzata anche da una forte attenzione alle iniziative sulla cultura in tutte le sue accezioni”.
Al Presidente Monti è stato consegnato questo promemoria:
Una decina di anni fa, uno studioso del calibro di James Buchanan, presentando un suo libro ebbe ad affermare di aver dovuto, per ricostruire correttamente i fondamenti dell’economia pubblica, andare a rileggere “gli italiani”.
“Gli italiani” erano i grandi studiosi della scienza delle finanze di inizio ‘900: i Montemartini, i De Viti De Marco, i Nitti, nomi ormai del tutto dimenticati nel dibattito pubblico nazionale ma ancora noti e riconosciuti all’estero in una chiave di soluzione dei problemi attuali.
È grande quanto generalmente non avvertita l’utilità per l’oggi del patrimonio di conoscenze che gli Istituti di Cultura Italiani conservano e possono mettere a disposizione del Paese, in una fase nella quale lo scadimento della vita civile e politica deriva in misura assorbente dall’imbarbarimento del dibattito pubblico.
Negli ultimi 10 anni Istituti di cultura e Riviste culturali hanno visto diminuire fino quasi a scomparire i trasferimenti pubblici, senza che si evidenziasse una politica pubblica sostitutiva o integrativa per questo universo di base della cultura italiana.
Priorità:
1) affrontare in maniera organica la questione della sopravvivenza degli Istituti di Cultura e delle Riviste di Cultura, raccolti rispettivamente intorno all’AICI e al CRIC, e del mantenimento delle molte loro funzioni e servizi, non solo con il MiBAC ma con tutti i possibili interlocutori (MIUR, MISE, Coesione, Agenzia Digitalia, Dipartimento Informazione Editoria, Regioni).
2) razionalizzare e ripensare la funzione di supporto del potere pubblico alla sopravvivenza di questi gangli vitali della vita civile ed economica del Paese, anche con utilizzo, al Sud, dei Fondi Strutturali Europei, finanziando la conservazione del patrimonio detenuto.
3) individuare utili sinergie che gli Istituti possono garantire nell’attivazione di promettenti filiere di “economia della cultura”, in aderenza a quanto affermato dal Presidente Napolitano in occasione degli Stati generali della cultura di novembre.
Misure improcrastinabili:
1) eliminare i disincentivi alla autonoma sopravvivenza degli Istituti e delle Riviste:
•Eliminazione pagamento dell’IVA sugli acquisti degli Istituti (che non ricercano utili)
•Riduzione dell’IVA per le riviste che scelgano di pubblicare in formato digitale (e che oggi passerebbero dal 4% di IVA del formato cartaceo all’aliquota unica del 21% valido per tutte le transazioni on line)
•Tariffe differenziali se non gratuità per alcune spese come quelle postali;
•Sistema differenziato di sussidi e sgravi per investimenti e per alcune categorie di spese degli Istituti e delle Riviste
•Revisione delle modalità di sgravi relative alle erogazioni liberali.
2) pianificazione di uno specifico supporto finanziario pubblico per programmi di digitalizzazione e conservazione del patrimonio esistente (digitalizzazione dei fondi archivistici e del patrimonio documentale e librario, modernizzazione tecnologica di uffici e redazioni). A questo fine, ricognizione, finalizzata al riutilizzo, dei tanti fondi stanziati nel tempo e mai spesi per programmi di digitalizzazione (Comitato dei Ministri per la Società dell’Informazione, Delibere CIPE, programmi europei), quindi tuttora “dormienti” presso Amministrazioni dello Stato (Dipartimento Informazione e Tecnologie, DigitPA, MIUR, ecc).
Adozione di uno specifico programma per gli Istituti del Sud nell’ambito del Piano d’Azione Coesione del Ministro per la Coesione
3) quantificazione, ripensamento e rifinalizzazione di tutti i fondi pubblici destinati in qualsiasi forma a enti e Istituti culturali e a riviste ed editoria. Privilegiare le pubblicazioni culturali rispetto a quelle puramente giornalistiche (è paradossale che si chieda a chi presidia la memoria storica e di scienza sociale di sopravvivere sul mercato mentre si finanziano quotidiani generalisti). Rivisitazione della tabella di finanziamento del MiBAC, con una valutazione rigorosa ma trasparente e partecipata di requisiti minimi prefissati di solidità, di quantità e qualità dei servizi offerti (archivistica, biblioteca, formazione, editoria), di stabilità dell’attività condotta, e con un altrettanto rigoroso monitoraggio nel tempo.
4) assicurare uno spazio alle riviste di cultura nel Centro per il libro e la lettura che attualmente le esclude.
Possibili iniziative:
Valorizzazione degli Istituti e delle Riviste, attraverso investimenti pubblici ad hoc inseriti nel contesto di specifiche progettualità finalizzate allo sviluppo territoriale, non in modo episodico ma attraverso una pianificazione su base regionale con una regia nazionale:
1) potenziamento e valorizzazione dei servizi degli Istituti per un loro inserimento in percorsi turistico-culturali integrati a titolarità delle Regioni e degli enti locali (es., apertura di sedi storiche, mostre di materiali e patrimonio, letture pubbliche e occasioni di incontro con autori)
2) creazione di sinergie con il mondo delle Università e degli Istituti d’istruzione superiore, per mettere a disposizione della formazione delle nuove generazioni il patrimonio archivistico, librario e documentale posseduto, con copertura dei relativi costi.
3) coinvolgimento degli Istituti di cultura in progetti finalizzati a sollecitare la nascita di specifiche filiere di “economia della cultura” in ambito locale, attraverso gli strumenti esistenti (progetti di sviluppo locale, contratti di sviluppo, finanziamenti INVITALIA, ecc.).