Su Giorgio Gaber, luglio 2005
Da “La Repubblica”, 21 luglio 2005
SIMONA POLI VIAREGGIO – «Ma cos’ è la destra, cos’ è la sinistra» cantava Giorgio Gaber. «Fare il bagno nella vasca è di destra far la doccia invece è di sinistra, la tangente per natura è di destra col consenso di chi sta a sinistra»… Era una lunga canzone, troncata alla fine da un grido, “basta!”. E ieri in fondo è finita un po’ nello stesso modo la chiacchierata tra Fausto Bertinotti, Mario Capanna, Giulio Giorello, Valdo Spini, Andrea Tagliasacchi e Vittorio Feltri che ha aperto a Viareggio la seconda edizione del Festival Gaber in scena fino a sabato nella Cittadella del Carnevale. La domanda è ancora lì, più irrisolta che mai, al punto da lasciare aperta ogni strada, ogni interpretazione, ogni scappatoia. «Destra, Sinistra o Gaber?» è il titolo dell’ incontro condotto da Curzio Maltese a cui si è sottratto all’ ultimo momento il presidente della Lombardia Roberto Formigoni impegnato in un’ iniziativa di Forza Italia. «A me la questione non interessa minimamente», taglia corto il leader di Rifondazione comunista, «anzi diventavo furibondo quando quelli della mia parte discutevano su Gaber, chiedendosi se fosse diventato della Lega o di centro destra. E’ stupido tradurre in politica un artista così grande, perché lui parlava un linguaggio diverso dal nostro, quando cantava Qualcuno era comunista riusciva a coinvolgere tutti, e non solo quelli di sinistra, in un’ emozione collettiva, nella nostalgia di un tempo, di una situazione, di un’ epoca perduta che sta nell’ archivio esistenziale di ciascuno di noi». Capanna non la pensa così: «Non c’ è dubbio che la formazione di Giorgio fosse di sinistra, la sua vita è cambiata col Sessantotto, fino ad allora era un divo della tv, dopo ha fatto solo il suo teatro. Era un contestatore permanente, attaccava il mercato, la mediocrità del pensiero, la mancanza di partecipazione, la passività. Non lo amava la destra e non lo amava la sinistra, era considerato uno scomodo, quando mai è stato invitato a una festa dell’ Unità?». Feltri se ne ricorda una sola, nel ‘ 61: «In quel periodo ero socialista e le frequentavo», racconta, «ma quando stavo a sinistra avevo pensieri di destra, ora che sono di destra ho dei pensieri di sinistra. Secondo me Gaber era soprattutto un ribelle, che detestava la banalità e le gabbie del conformismo». Non spiega Sandro Luporini, seduto in prima fila accanto a Ombretta Colli, come nascevano quelle canzoni che lui e Gaber scrivevano insieme, rifugiati nella casa del cantante sulle colline della Versilia. Non svela come una rivoluzione personale trasportata in testi e musica possa diventare riflessione comune. E come un artista morto sei anni fa abbia parole che, come dicono Spini e Giorello, «ci spingono a riconquistare tutti i giorni un po’ di libertà». Non qualunquista, non anarchico, nemmeno moralista. «Un intellettuale invece», dice il presidente della Provincia di Lucca Tagliasacchi: «Gaber parlava dell’ uomo e dei suoi bisogni. Per questo i politici dovrebbero ascoltarlo con attenzione».