Ricordo di Roman Vlad
Valdo Spini sulla morte di Roman Vlad
Comunicazione al Consiglio Comunale di Firenze del 23 settembre 2013
Unanime è stato il cordoglio per la morte di un grande musicista come Roman Vlad, un rumeno che si era italianizzato mantenendo un’apertura culturale europea veramente a tutto campo.
È giusto che lo ricordi in particolare Firenze per il contributo del tutto speciale che ha dato alla vita artistica e culturale della nostra città.
Innanzitutto egli fu il Direttore artistico ad hoc del Maggio dedicato all’Espressionismo che si tenne nel 1964. Era stato l’assessore alla cultura della giunta La Pira, il socialista Raffaello Ramat, a proporglielo due anni prima, vista la sua particolare competenza nella storia della dodecafonia.
Quello che connaturò quel Maggio grazie all’attività e all’autorevolezza di Vlad, fu di essere non solo un Maggio musicale ma un festival aperto a tutte le arti, anche a quelle figurative, insieme ad un convegno internazionale di carattere generale.
Naturalmente ci furono, di fronte ad una novità del genere, anche reazioni negative, ma Vlad e Ramat furono sostenuti dal sindaco Giorgio La Pira e dal critico Leonardo Pinzauti e realizzarono il loro progetto.
Nonostante le polemiche quel Maggio è diventato un vero e proprio mito nella storia culturale di Firenze e del nostro Paese.
Roman Vlad è di nuovo a Firenze, Direttore artistico del Teatro Comunale dal 1968 al 1972. In questa veste poté realizzare dei Maggi tematici come quello dedicato alle civiltà extra europee e quello dedicato alla musica fra le due guerre.
Convinse René Clair a fargli una regia teatrale, portò Riccardo Muti, allora giovanissimo, a diventare Direttore stabile dell’Orchestra. Lasciò quindi un’orma veramente importante. È giusto quindi che la città di Firenze gli esprima la sua profonda gratitudine insieme all’impegno di non dimenticare, anzi di coltivare il ricordo del messaggio della sua opera.
Può sembrare melanconico ricordare queste cose in un periodo di grande difficoltà del Maggio musicale fiorentino. Ma non deve essere così. Deve costituire anzi uno stimolo ad operare perché il Maggio riprenda tutto il suo ruolo nella cultura italiana, dal punto di vista musicale, artistico e da quello più generale della cultura tout court.