Con Hollande si riapre il dibattito nella sinistra italiana
Valdo Spini, già vicesegretario nazionale del Psi e già presidente della direzione nazionale Ds, ha dichiarato:
“Spero che si smetta di parlare di fine del socialismo europeo, che certo ha i suoi problemi, ma che torna, con la presidenza di Hollande,alla guida di una nazione dell’importanza della Francia. Ricordo benissimo l’intervento di François Hollande il 14 febbraio del 1998 agli Stati Generali della sinistra convocati a Firenze, al Palazzo dello Sport, per dare vita a un nuovo partito, i Ds, di cui la Federazione Laburista, formazione politica che allora guidavo, era uno dei cofondatori. Rispetto al Pds, fu tolto dalla base del simbolo quello del Partito comunista italiano, che venne sostituito da quello del Pse. Il neo Presidente della Repubblica francese intervenne nel dibattito ed era naturalmente contento di questa svolta, anche se, secondo talune voci, tra le quinte, pare avesse chiesto ai dirigenti dell’ex Pci-Pds perché non dessero un nome francamente socialista al nuovo partito e pare che ne avesse ricevuto la risposta che non si poteva fare a causa della vicenda del Psi di Craxi. Successivamente, nel 2005, il congresso Ds approvò una mia proposta per scrivere per esteso “Partito del Socialismo Europeo” nel simbolo, ma poco più di un anno dopo si decise che attraverso la fusione con la Margherita sarebbe nato Il Partito democratico (Pd) e che questo non sarebbe stato membro a pieno titolo del Pse. Spero che ora ci sarà una riconsiderazione di questa vicenda. Ma penso che anche la Sel debba porsi in termini conclusivi il problema.
La vittoria di François Hollande mette fine all’asse “Mercozy” e apre comunque una nuova fase politica in un’Unione Europea che deve riguadagnare il consenso di tante cittadine e di tanti cittadini alla sua effettiva e piena realizzazione. Il “governo tecnico” di Mario Monti dovrà fare molta politica e inserirsi in questo contesto per far allentare il nodo scorsoio posto alla gola dell’Italia, in modo da realizzare un risanamento finanziario consustanziale alla ripresa della crescita e non avvitato nella recessione. Su questo si dovrà esercitare anche il contributo delle forze politiche che, dai primi dato delle elezioni amministrative in corso, sembrano pesantemente colpite dall’astensionismo”.