Memorie di un Ministro dell’ambiente di Valdo Spini
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Non sono a stretto rigore un ambientalista ma da buon socialista liberale penso che l’iniziativa individuale debba essere legata alla responsabilità sociale. È quella verso l’ambiente lo è al massimo grado. Pertanto, ho ricoperto con grande piacere e con grande impegno l’incarico di ministro dell’Ambiente della Repubblica italiana.
La mia avventura comincia nel marzo 1993 quando ricevo una telefonata del Presidente del Consiglio Giuliano Amato che mi propone di entrare nel suo primo governo in sostituzione del dimissionario Carlo Ripa di Meana. Il 9 marzo giurai e assunsi le funzioni, La prima cosa che feci fu quella di elaborare un disegno di legge per il personale del Ministero che portai in Consiglio dei ministri e che fu poi approvato dal Parlamento. Com’è noto il personale di un ministero allora del tutto recente come quello dell’ambiente era comandato dalle più varie amministrazioni e provenienze e occorreva mettere un po’ d’ordine e di razionalità in un contesto molto precario. Ne scaturì la legge n. 221 del 13 luglio 1993 “Misure urgenti per assicurare il funzionamento del Ministero dell’Ambiente”.
Poche settimane dopo il mio insediamento, il 18 aprile si svolse e fu approvato il referendum abrogativo per la separazione dei controlli ambientali da quelli sanitari promosso dagli Amici della Terra. La competenza delle Usl veniva meno e occorreva procedere tempestivamente ad istituire una nuova struttura di controlli ambientali. Personalmente considerai il risultato del referendum come un’occasione importante per sviluppare la politica ambientale, lo accolsi positivamente e mi mossi di conseguenza. Nel frattempo (28 aprile) il governo Amato I si era dimesso e si era formato il governo di Carlo Azeglio Ciampi. Tornato il 5 maggio al Ministero dell’Ambiente, proposi al nuovo Presidente del Consiglio, Ciampi, un decreto-legge per l’istituzione dei controlli ambientali. Si prevedeva l’istituzione dell ‘Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Anpa) e si dava il via alle Agenzie Regioni (Arpa-quella Toscana era naturalmente Arpat) e a quelle provinciali, Appa. Indubbiamente un fatto storico.
L’iter del decreto vide da un lato un impegno tempestivo e intenso del Governo, dall’altro un cammino parlamentare accidentato. Già il 4 agosto il Governo fu in grado di emanare su mia proposta il Decreto-legge per l’istituzione dell’ANPA, ma questo Decreto fu approvato dalla Camera ma non dal Senato nei sessanta giorni prescritti. Pertanto, si rese necessario reiterarlo con modifiche il 3 dicembre successivo. Venne convertito in legge in gennaio e fu la legge 61 del 21 gennaio 1994. Era l’ultimo giorno utile per farlo prima dello scioglimento anticipato delle Camere.
Difficile se non impossibile enumerare tutto gli atti e le iniziative dei miei tredici mesi di ministero. Fedele alla missione assegnatagli, il governo Ciampi si dimise dopo l’approvazione della nuova legge elettorale maggioritaria che prese il nome dall’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e furono indette elezioni politiche anticipate. Queste videro la vittoria di Silvio Berlusconi e del suo Polo delle Libertà il 27 marzo 1994. Noi rimanemmo in carica per gli affari correnti fino al giuramento del nuovo governo che avvenne l’11 maggio 1994.
Il mio mandato di Ministro dell’Ambiente durò circa un anno, ma sono riuscito ad istituire tredici parchi Nazionali, portando la superficie protetta del nostro paese al 7%. Il mio predecessore Giorgio Ruffolo aveva fatto approvare la legge quadro sui parchi, ma questi erano rimasti sulla carta, non erano stati cioè costituiti. Di quelli già creati con legge ne costituii cinque a partire dal settembre 1993. Furono i parchi delle Dolomiti Bellunesi, dei Monti Sibillini, delle Foreste Casentinesi-Monte Falterona e Campigna, Pollino e Aspromonte.
Con miei decreti si dispose poi la perimetrazione e le misure di salvaguardia per questi nuovi Parchi nazionali: del Cilento e Vallo di Diano, della Maiella, del Gran Sasso-Monti della Laga, del Vesuvio e del Gargano.
Per il recentemente istituito Parco della Valgrande costituì l’Ente che lo avrebbe governato.
Significativa fu anche l’istituzione del Parco Marino Internazionale Franco-Italo-Monegasco alle bocche di Bonifacio, preparato dal mio immediato predecessore Carlo Ripa di Meana e che firmai a pochi giorni dal mio insediamento col Ministro dell’Ambiente francese Ségolène Royal.
Nel frattempo, con proposta di legge di iniziativa parlamentare, che, come governo, avevamo sostenuto, era stato istituito anche il Parco nazionale della Maddalena e anche di questo disposi la costituzione.
A sostegno della costituzione dei parchi feci approvare dal Cipe il piano Triennale delle aree protette che riguardava il triennio 1991-93 e che prevedeva un finanziamento complessivo di 345 miliardi di lire.
C’era da razionalizzare la spesa ambientale. Giorgio Ruffolo aveva varato il piano Triennale per la tutela ambientale per il 1989-91. Il problema con cui si era scontrato Ruffolo era quello della capacità di spesa delle regioni, talune delle quali non avevano dato seguito agli stanziamenti del piano. Preparai un secondo Piano triennale per la Tutela Ambientale, approvato dal Cipe il 28 dicembre 1993, che riguardava di fatto il periodo 1994-96 e che attivava risorse per 3.200 miliardi di lire. Venivano fissati precisi obblighi per il ministero e per le regioni, in particolare stabilendo che se una regione non dava attuazione ad un progetto convenuto, il relativo stanziamento veniva revocato e riassegnato ad altro progetto della stessa regione e, in caso di ulteriore inadempienza, ad altra regione.
Un altro dei problemi che mi trovai ad affrontare fu quello degli impianti industriali classificati ad alto rischio (erano ben 700), la cosiddetta Direttiva Seveso. Chiesi e ottenni i mezzi e il personale necessario e il coinvolgimento di comitati regionali della prevenzione incendi. Mi fu d’aiuto la mia precedente esperienza di sottosegretario all’Interno con delega ai Vigili del Fuoco. Il tutto venne previsto e regolato dal decreto leggen.13 del 10 gennaio 1994.
Oggi il tema di assoluta priorità è quello dei mutamenti climatici. Ricordo quindi che nell’ottobre 1993 fu avviato il Programma Nazionale di ricerche sul clima previsto nell’ambito del World Climate Program e con un decreto del Ministro dell’Università e della ricerca scientifica, Umberto Colombo e mio fu costituita una Commissione di coordinamento nazionale e convocata la prima conferenza nazionale sul clima che si svolse a Firenze nel novembre 1993.
Un’altra iniziativa di cui vorrei rendere conto fu quella delle cosiddette “materie prime seconde”, cioè sull’utilizzazione dei residui di lavorazione e di produzione in altre lavorazioni, produzioni o in energia elettrica. (Si trattava anche di un modo per combattere le discariche illegali in buona parte nelle mani della criminalità organizzata). Promossi un decreto-legge in materia.
Potei concludere in bellezza il mio mandato con un’iniziativa di carattere internazionale del tutto innovativa.
Nel primo semestre del 1994 l’Italia era presidente di turno del G7 e il Presidente del Consiglio Ciampi aveva preparato con molta cura questo appuntamento prendendo la decisione di fare svolgere il vertice conclusivo dei Capi di Stato e di governo nella città di Napoli per la quale fu varata un’apposita legge. Il vertice conclusivo era nel giugno, dopo le previste elezioni politiche anticipate, e quindi toccò poi a Berlusconi presiederlo. Nel frattempo, nel corso del semestre, si svolgevano i G7 dei vari Ministeri. Non vi era mai stato un G7 dei ministri dell’ambiente, ma, con la collaborazione del mio consigliere diplomatico Ino Cassini, ne organizzammo uno che si svolse a Firenze il 12 e 13 marzo 1994. L’idea era di cercare di permeare di contenuti ambientali il successivo vertice dei Capi di Stato e di governo. Il vertice era informale, la partecipazione volontaria, ma vennero tutti i ministri invitati. Per la cronaca il titolare francese dell’ambiente era Michel Barnier, attuale primo ministro di quella nazione. Il Ministro tedesco era Klaus Töpfer, personaggio politico di rilievo nella vita della sua Germania. Il vertice si concluse con un documento pubblicato nel “Quaderno del Circolo Rosselli” 1/1994 di cui in nota. Come si è detto, nel frattempo ci furono le elezioni e il governo Ciampi fu sostituito dal governo Berlusconi e questo documento non fu materia di discussione al vertice dei Capi di Stato e di governo che si svolse nel luglio a Napoli.
Comunque, da allora il G7 per l’Ambiente, ospitato ogni anno dalla presidenza di turno, è un
appuntamento fisso, a riprova che i cambiamenti climatici e più in generale la tutela ambientale sono una priorità assoluta per la comunità internazionale.
Devo rinviare, per molto altri argomenti, a due miei scritti sull’Ambiente come opportunità1, che fu un po’ uno slogan del mio ministero. Uno slogan che spero ancora attuale di fronte agli effetti disastrosi che i cambiamenti climatici stanno avendo sulla vita economica e sociale dei nostri paesi.
1. V. Spini, L’ambiente come opportunità, supplemento a “Progetto”, n.1/1994, Tipolitografia Ip, Firenze e V. Spini, Prefazione a L’Ambiente come opportunità “Quaderno del Circolo Rosselli”, n. 1/1994 Milano, Franco Angeli che contiene vari testi e documentazioni sull’attività del Ministero dell’Ambiente. Sui parchi in particolare cfr. A. Di Pace, I parchi nazionali italiani. La grande svolta del 1993-94, in “Quaderni del Circolo Rosselli” n. 4/2020, p.135 e ss. Sull’istituzione dei controlli ambientali, vedi: https://ambientenonsolo.com/sistema-delle-agenzie-ambientali-30-anni-dopo-intervista-allallora-ministro-dellambiente-valdo-spini/ L’intervista è di MarcoTalluri. Sulla storia del Ministero dell’Ambiente, vedi C. Pera, Ripensando a Giorgio Ruffolo, alcune tracce per una storia del Ministero dell’Ambiente in “Quaderni del Circolo Rosselli” n.4/2023, Pacini editore, Pisa pagg.145-164.