Il senso di quella vicesegreteria
Poco fa mi sono trovato a studiare un passo riferito al XLII Congresso del Psi (22-26 aprile 1981): “[…] E a segnare un’ulteriore cesura rispetto al passato, i due vicesegretari, Claudio Martelli e Valdo Spini, sono due trentenni, entrambi con un’elevata caratura intellettuale”[1]. Qui si innestano i ricordi. L’insegnante di Lettere delle medie, pochi anni dopo, dinanzi alla citazione, sul Manuale di storia, di un brano di Giorgio Spini, conoscendo il mio spiccato (e precoce) interesse per la politica, si rivolse a me dicendo: “è il padre di Valdo Spini”. E in effetti più volte in famiglia avevamo condiviso la stima e l’ammirazione per “quel giovane socialista in gamba”. Ricordo anche quando, in seguito, il Psi optò per la vicesegreteria unica, pur non conoscendone i retroscena.
Solo anni e anni dopo, infatti, ho letto l’amara riflessione dell’esponente lombardiano: proprio la sua corrente non aveva colto con chiarezza il senso, l’importanza di quella vicesegreteria, giungendo così a barattarla per una manciata di posti in Direzione. Un esempio di miopia politica e, al tempo stesso, di analfabetismo mediatico. Nel mio piccolo, ad esempio, durante il liceo avrei saputo pochissimo del percorso di quel dirigente, a parte qualche rapida intervista, magari alla radio (di tempo per leggere i giornali ne avevo davvero poco). Altri erano i nomi e i volti con i quali il Psi si presentava al grande pubblico. Eravamo in piena era televisiva, la videocrazia imperava e alle reti telematiche si accennava quasi solo nei discorsi degli intellettuali (scienziati, tecnologi e umanisti) sul futuribile. Sì, purtroppo il valore di quella vicesegreteria non venne compreso.
Sappiamo che la storia non si fa con i “se”. Essa, tuttavia, si nutre di possibilità, oltre che di fatti. Accenna, quasi allude a sentieri appena imboccati e subito abbandonati, ad appuntamenti persi, a occasioni mancate, a vicende iniziate e poi interrotte, a tentativi e a conati abbozzati e soffocati, all’incompiuto. Una dimensione, questa, non estranea alla storiografia, dunque.
E, nel mio piccolo, se la sinistra del Psi avesse sostenuto con convinzione il prosieguo dell’esperienza di quella vicesegreteria, probabilmente avrei compiuto scelte politiche ed elettorali differenti. Analogamente, e ciò è molto più importante, avrebbero fatto altri e altre.
Danilo Di Matteo
[1] P. Ignazi, I partiti in Italia dal 1945 al 2018, il Mulino, Bologna 2018, p. 55.