A Bagnoles per i Rosselli
A Bagnoles per i Rosselli
di Valdo Spini
Bagnoles de l’Orne è cambiata. Ma non solo per l’inevitabile scorrere del tempo. Questa cittadina della Normandia di circa 2.600 abitanti, nei cui dintorni Carlo e Nello Rosselli furono assassinati dalla Cagoule su mandato del governo fascista italiano, è sempre un’importante località termale e turistica (Carlo Rosselli era venuto a curarvi la sua flebite), solo che le disposizioni amministrative sono cambiate. La maggior parte dei suoi alberghi (a cominciare dal glorioso Grand Hotel) sono chiusi o sono diventate residenze, per effetto di nuove normative. Così sia l’albergo in cui erano scesi Carlo e Marion Rosselli, raggiunti poi da Nello, l’Hotel Cordier, un edificio di foggia tradizionale normanna, sia il più imponente Bel Air che lo fronteggiava e da dove componenti della Cagoule (la sanguinosa organizzazione terroristica di estrema destra francese che li uccise materialmente), giunti da Parigi, ne sorvegliavano i movimenti, sussistono ancora, ma sono desolatamente chiusi. Li abbiamo fotografati, ancora con i loro nomi scritti sui rispettivi edifici, perché ne rimanga traccia.
E fu proprio dall’Hotel Cordier, che i due fratelli, uscirono il 9 giugno 1937, con la Ford scassata usata da Carlo nella guerra di Spagna, per portare Marion, moglie di Carlo, alla stazione e farla rientrare a Parigi in tempo per festeggiare il compleanno del primogenito, per dirigersi poi ad Alençon, sempre costantemente sorvegliati dalla Cagoule, che organizzò il sanguinoso agguato sulla via del ritorno, a pochi chilometri dal rientro a Bagnoles.
A Bagnoles, nessuna indicazione turistica o stradale attira l’attenzione sulla presenza di un monumento commemorativo posto sul luogo del delitto, ma la memoria rimane, almeno nei più anziani. Entrati in una boulangerie del vicino paesino di Couterne, e chiesto indicazioni per il monumento, una signora che aspettava il suo turno per comprare il pane ce lo indicò. E così un cliente del negozio di fiori dove avevamo comprato le rose che abbiamo depositato ai piedi del monumento.
Non solo, il corposo volume che viene offerto in vendita nella principale libreria per chi vuole documentarsi sulla storia del territorio de l’Orne, ricorda, con qualche inesattezza, ma con netta solidarietà, la vicenda del delitto[1].
Tuttavia non bisogna farsi illusioni: il tempo può far svanire questi ricordi se non ne riattiviamo la conoscenza.
Abbiamo ripercorso la strada, ora asfaltata, (all’epoca sterrata), nello stesso senso dei fratelli Rosselli e a pochi chilometri da Bagnoles, abbiamo rincontrato la foresta, scelta dalla Cagoule come teatro dell’azione criminale. Indotti a fermare la loro macchina, i due fratelli furono uccisi a rivoltellate e a pugnalate da un commando della Cagoule che agiva su mandato e in contatto diretto con il Servizio Informazioni Militari del governo fascista italiano.[2]
Come dicevamo prima, nessun cartello annuncia il monumento, che è però ben tenuto. C’è una siepe ben curata a ferro di cavallo, aperta verso la strada, da cui, camminando sopra un colorato ghiaino, si accede al monumento, opera dello scultore di Carlo Sergio Signori (1949). Nelle fila di Giustizia e Libertà, il movimento antifascista fondato e guidato da Carlo Rosselli, vi era anche un grande storico dell’arte, Lionello Venturi, padre dello storico Franco. Fu sotto il suo impulso che per il monumento si scelse una forma di arte astratta e non figurativa, fatto piuttosto coraggioso per l’epoca.[3] Il monumento fu scolpito a Carrara nello studio Nicòli, e di lì partì alla volta della Francia, salutato alla partenza, tra gli altri, da Ferruccio Parri ed Ernesto Rossi. Fu inaugurato il 19 giugno 1949 alla presenza dello stesso Parri e di numerosi esponenti italiani e francesi.
Il monumento è tutto sommato ben tenuto, lindo e pulito. Ai suoi piedi due coroncine simboleggiano l’omaggio ai due martiri. Avevo visto il bozzetto del monumento quando, grazie allo studio Nicòli di Carrara lo avevamo esposto allo Spazio QCR il 9 giugno 2014, in occasione del 77esimo anniversario. Ma un monumento va visto nel suo contesto, nel suo posizionamento. E la mia impressione è stata nettamente positiva. Le due alte steli rappresentano in qualche modo qualcosa di ancor più duraturo delle stesse immagini. Con lo sfondo del bosco che servì da cornice al criminale agguato, invitano al raccoglimento, alla meditazione, alla presa di coscienza. Una tremenda impressione.
Quella che avrebbe bisogno di una pulitina per ritornare realmente leggibile è l’iscrizione posta in cima alla stele più alta. Essa suona così:
CARLO ET NELLO ROSSELLI
TOMBES ICI POUR LA JUSTICE
ET LA LIBERTE’
SOUS LE POIGNARD DE LA CAGOULE
PAR ORDRE
DU REGIME FASCISTE
ITALIEN
L’iscrizione non ha bisogno di alcun commento. Possiamo accostarvi quella che Piero Calamandrei scrisse per la loro tomba nel cimitero di Trespiano (Firenze): CARLO E NELLO ROSSELLI / GIUSTIZIA E LIBERTA’/PER QUESTO VISSERO/PER QUESTO MORIRONO.
A noi sta di non dimenticare, di praticare e di tramandare il loro ricordo. In tale contesto, dobbiamo dedicare più attenzione a questo monumento posto in terra di Francia e chiedere che ci siano più indicazioni, più conoscenza.