Presentato a Firenze “La buona politica”
Ieri sera, 29 agosto2013, al festival del Pd di Firenze, con un ottimo successo di pubblico, prima presentazione del mio nuovo libro La buona politica. Da Machiavelli alla III Repubblica. Riflessioni di un socialista. Introduceva Gaspare Polizzi. Ecco una sintesi del mio intervento:
1) La politica non è qualcosa che si improvvisa o che si può compiere senza preparazione La politica è qualcosa di molto serio e che deve essere ben approfondito e meditato. Per quanto non generalizzabili in assoluto, la politica ha le sue leggi interne, che vanno prese in considerazione. Nel senso, per esempio, che a determinate azioni ci si devono aspettare determinate reazioni e così via.
2) Per questo l’inizio del libro parte da Machiavelli, che viene considerato il fondatore della scienza politica moderna, che cercò di trovare le leggi più profonde dell’agire politico trattando, in questo caso, De Principatibus, cioè dei regimi politici retti a principati. (Il nome Il Principe venne dato al Trattato successivamente). Machiavelli cercava di estrarre queste leggi da un lato dalla osservazione empirica delle proprie esperienze come una sorta di “segretario di stato” della repubblica fiorentina, dall’altro dallo studio dei classici, cioè degli scrittori dell’antichità, romani e greci, da cui, come esponente del Rinascimento attingeva come fonte di scienza e di saggezza.
3) In tale chiave, al libro segue la storia di un’esperienza personale, quella condotta nel Psi dal 1962 al 1994. Non certo per fini rivendicazionistici o nostalgici, bensì per fini che potremmo definire di servizio. Si tratta di esperienze non poi così distanti cronologicamente, ma assolutamente lontane dal punto di vista della realtà politica odierna, dai mezzi tecnologici di comunicazione che la caratterizzano, dalle modalità di organizzazione che la percorrono. E’ importante, allora, che i giovani le conoscano e che le possano valutare in modo diretto.
4) Eppure anche in una situazione così diversa da quella nel libro rievocata vi sono alcuni motivi ricorrenti che la ripercorrono. Ne cito due: il conflitto generazionale, quello che portò al potere nel 1976 la generazione dei quarantenni al comitato centrale del Midas Hotel, con le sue potenzialità e con i suoi limiti; il valore del rapporto diretto tra eletti ed elettori (quello che, in positivo, ad esempio mi permise nell’87 di scampare alla mannaia di una situazione di minoranza interna) , ma la cui mancanza invece è stata alla base del risultato a sorpresa delle elezioni politiche di questo anno 2013.
7) Ne è seguito quello che è seguito: il Pd che si divide clamorosamente alle elezioni per il presidente della repubblica, la rielezione di Giorgio Napolitano, e subito dopo la formazione del governo delle “larghe intese” o come lo si vuol chiamare tra Pd, Pdl e Scelta Civica..
8) Nessuno o quasi, oggi è in grado di prevedere con precisione quello che succederà, tante sono le variabili in gioco, da quelle programmatiche, a quelle politiche , a quelle personali giudiziarie di Silvio Berlusconi. E allora bisogna attaccarsi ai valori e ai principi più profondi della politica Innanzitutto ripristinando – e la Toscana lo deve fare per prima- un rapporto diretto tra eletti ed elettori. Poi ricercando anche una caratterizzazione di una sinistra moderna, autenticamente riformista all’interno delle larghe intese, che io individuerei sul terreno della costruzione di un “patto tra produttori per il lavoro”, tra imprenditori e sindacati, cioè della delineazione di un sentiero “alla tedesca”, se vogliamo chiamarlo così, per rafforzare l’apparato produttivo italiano e le sue capacità di dare occupazione, specie giovanile. Il patto con le parti sociali fu realizzato proprio dal governo Ciampi nel 1993.