Le prospettive del socialismo europeo
Valdo Spini al ritorno dall’Economic Forum di Krynica:
La XXI edizione dell’Economic Forum di Krynica, la “Davos polacca”, aperta mercoledì 7 settembre dal primo ministro Donald Tusk, ha voluto riservare una delle sue tavole rotonde, al tema “Il futuro della socialdemocrazia in Europa”. Questa si è tenuta venerdì 9 settembre, presieduta dall’ex ministro degli esteri tedesco Marcus Meckel (Spd), e ha visto la partecipazione di parlamentari ed esponenti politici polacchi, tedeschi, della Moldavia e di un italiano, appunto chi scrive. La scelta di questo tema per una tavola rotonda sta a significare come oggi ci si renda conto che l’Unione Europea avrebbe bisogno di partiti che fossero realmente a scala europea. Ciò per evitare ricadute in nazionalismi e particolarismi del tutto inadeguati ad affrontare la crisi in atto. Nella situazione in cui ci troviamo non possiamo rinunciare a questo obiettivo, ma dobbiamo darvi un contributo anche dall’Italia. Anche perché tutte le elezioni parziali che si sono svolte in questo anno in Germania hanno fatto riscontrare una netta ascesa della SPD e un arretramento della CDU, in cerca questa di nuove alleanze dopo il crollo, in atto, dell’alleato liberale. Inoltre, in Francia, i sondaggi, anche dopo l’uscita di scena di Dominique Strauss-Kahn danno possibilità di vittoria a taluni candidati dello Ps francese (il Ps francese ha in programma le primarie per ottobre). Al socialismo europeo, dopo i fasti degli anni novanta e la caduta dell’inizio del secolo, occorrono nuovi leader, nuovi programmi, ma sopratutto un’anima, cioè la capacità di far rivivere nella drammatica situazione in cui ci troviamo quei principi e quei valori che hanno reso forte nel passato la socialdemocrazia europea. In tal senso, la cosiddetta “terza via” ha fatto credere troppo ottimisticamente che la globalizzazione avrebbe comportato automaticamente il miglioramento delle condizioni di vita delle classi e degli ambienti elettorali rappresentati tradizionalmente dal socialismo europeo. Purtroppo ciò non è avvenuto perche’ la globalizzazione, processo peraltro irreversibile, comporta fattori positivi ma permette anche il contagio di quelli negativi, e di questo occorre essere consapevoli. La reazione populista contro l’immigrazione ha fatto il resto, cambiando la geografia politica di molte città e di talune regioni europee in cui i ceti popolari in senso ampio non si sono più sentiti sufficientemente tutelati come in passato dai partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti. Il punto di svolta è comunque avvenuto all’inizio del secolo. Alla fine degli anni novanta la stragrande maggioranza dei primi ministri dei paesi dell’Unione Europea apparteneva al Partito del Socialismo Europeo (ben 11 su 15). Ora si contano sulle dita di una mano e si trovano nella situazione difficilissima di Papandreu o affrontano elezioni anticipate come Zapatero. Uno dei motivi, forse il principale, di questo declino sta nel fatto che quando erano in posizione di netta predominanza, i socialisti europei non hanno avuto il coraggio di prendere in mano l’Unione Europea in quanto tale, e la Commissione che aveva allora più poteri di oggi, e proporre una propria politica europea. Forse sarebbe andata bene, forse sarebbe andata male, ma comunque ci avrebbero provato. E nel caso positivo l’Europa non sarebbe diventata così impopolare. Per questo, per non ripetere gli errori del passato, bisogna avere un’iniziativa nei confronti dei partiti di due paesi fondamentali come la Germania e come la Francia che possono avere chance di successo, perche mettano al centro della loro iniziativa l’Europa. Così come vanno le cose, non sarà questo l’argomento su cui potranno vincere le elezioni, ma è molto importante che ci si prepari con una strategia seria e accurata in questa direzione. Vedremo dopo le primarie socialiste francesi quale sarà l’atteggiamento del candidato prescelto nonché il dibattito che si svolgerà alla fine dell’anno alla conferenza del partito socialdemocratico tedesco. Dicevamo che il Partito del Socialismo Europeo oltre che nuovi leader e nuovi programmi, deve anche darsi un’anima. L’immoralità’ della crisi dei mutui “subprime”, creati più sull’aspettativa dell’incameramento degli immobili piuttosto che sulla restituzione dei prestiti e andati in crisi una volta che era scoppiata la bolla del mercato immobiliare, è stata evidente, così come la fragilità di una costruzione finanziaria non supportata adeguatamente all’andamento dell’economia reale. Insomma anche l’economia di mercato per funzionare, prima ancora che di regole, ha bisogno di un’etica. E chi se non i socialisti possono portarcela ? E non si tratta ormai di distinzione tra socialisti europei e democratici americani, perché anche il Presidente Obama è costretto a uno scontro politico durissimo negli Usa contro una destra molto agguerrita e ha dovuto di fatto già iniziare la campagna elettorale per la sua rielezione. Anche di questo dovremmo dibattere per costruire punti di riferimento europei e internazionali adeguati per la ripresa e per la vittoria del centro sinistra in Italia. Valdo Spini P.S. Naturalmente nel Forum c’erano vari dibattiti dedicati alla crisi finanziaria e i titoli parlavano dei paesi PIIGS, cioè dei paesi in difficoltà finanziaria. Com’e’ noto quando si scrive Pigs (in inglese, letteralmente, maiali) con una “i” sola ci si riferisce al Portogallo, all’Irlanda, alla Spagna alla Grecia. Quando lo si scrive con due “i,” ci si mette anche l’Italia. Che tristezza!