150 anni dall’Unità d’Italia
Giovedì 6 ottobre il presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Valdo Spini, ha aperto a Roma i lavori del convegno “Significato del Centocinquantesimo dell’Unità Nazionale”, organizzato dalla stessa Fondazione insieme con i Circoli Rosselli di Roma, Milano, Firenze e Genova. Sono intervenuti Silvio Pons (Università Roma2), Carmine Pinto (Università di Salerno), Ariane Landuyt (Università di Siena), Alessandro Volpi (Università di Pisa), Simone Visciola (Università di Firenze), Antonio Matasso (Università di Palermo), Felicia Bottino (Università di Venezia) Vittorio Emiliani, presidente del Comitato per la Bellezza. Ha presieduto Umberto De Martino, presidente del Circolo Fratelli Rosselli di Roma. Spini ha rivolto anzitutto un ringraziamento al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per la decisa azione svolta alla tutela dei valori dell’unità nazionale, sanciti dalla Costituzione. Spini ha poi rilevato come il filone di pensiero dei fratelli Rosselli sia strettamente legato all’eredità del Risorgimento italiano. Un dato simbolizzato dal fatto che è in casa di un avo dei Rosselli, Pellegrino, che muore a Pisa sotto falso nome Giuseppe Mazzini, lo strenuo assertore del binomio libertà-nazionalità. Così i Rosselli furono “interventisti democratici” nella prima guerra mondiale e subito dopo coerenti e coraggiosi antifascisti fino all’estremo sacrificio. “Oggi è di moda – ha rilevato Spini- archiviare, talvolta frettolosamente, le eredità ideologiche e politiche del Novecento. Bene, il pensiero dei Rosselli, e più specificamente il socialismo liberale di Carlo, sono tra i pochi punti fermi che non possono essere messi in questione, e costituiscono un punto di riferimento tuttora valido ai nostri giorni. Per questo teniamo viva la loro memoria e cerchiamo di applicare i loro principi e i loro valori nelle battaglie civili di oggi. Fare parlare i Rosselli nell’attualità dei tempi difficili in cui viviamo, significa recuperare quella tensione etica, politica ed ideale di cui la nostra classe dirigente ha profondamente bisogno se vuole essere veramente tale,e se vuole portare fuori dalle secche della crisi un paese dalla grandi potenzialità come l’Italia. Senza tensione etica,politica ed ideale, non ne usciamo”. Spini ha concluso sottolineando la necessità di ristabilire un rapporto democratico eletti-elettori, di mettere al primo posto il lavoro, di rilanciare la capacità produttiva del paese, unico antidoto strutturale alla speculazione finanziaria. “Bisogna fare presto, per non percorrere una china di stagnazione e di difficoltà”.